di Marco Monchiero
Nelle democrazie social-proletarie dell’est Europeo c’era una consuetudine che riguardava i grandi gerarchi, incomprensibile a noi cittadini delle democrazie capitaliste. Quando lasciavano l’alto incarico ricoperto, qualunque ne fosse il motivo, disgrazia politica, deportazione, eliminazione o più raramente morte naturale, l’avvenimento veniva celato al popolo. La decisione non era dettata dal rispetto per la persona o per la memoria del fuoriuscito, ma era imposta dalla ferrea volontà di non arrecare ai compagni cittadini alcuna ansia, preoccupazione o curiosità poiché non si voleva distoglierli dall’unico scopo della loro esistenza: lavorare alla costruzione del benessere nazionale.La segretazione della notizia veniva però tradita dall’inevitabile sostituzione, nei pubblici uffici, del ritratto dell’impecorito gerarca andato con quello del nuovo arrivato: mutamento che certamente alimentava la curiosità e le fantasie popolane. Continua a leggere