Ahmmi, che saruss!

Saruss: termine che sta cadendo nel dimenticatoio. Una definizione sintetica, a parole, è praticamente impossibile, per cui ci affidiamo ai dizionari. Il primo dizionario piemontese, quello di Maurizio Pipino, del 1783, ne dà la seguente interpretazione: “Dicesi di quella sgradevole sensazione che ferisce specialmente i denti quando si sente limare qualche cosa dura, o altro simile rumore”. Un’integrazione di queste caratteristiche è riportata sul “Gran dizionario Piemontese-Italiano” di Vittorio di Sant’Albino, edito nel 1859, il quale riferisce: “Brivido, ribrezzo, capriccio. Sensazione penosa e disaggradevole che si prova nel sentir scrosciare, scricchiolare o cigolare checchesia. Talora dicesi pel ribrezzo che si prova al palato e ne’ denti nel mangiare qualche frutto di sapore afro o lazzo che allappa”. (A questo proposito ci chiediamo se rientra nella casistica lo scherzo che facevano i monelli quando addentavano ostentatamente un limone davanti al trombettista della banda).

Questo antico vocabolo è probabilmente scomparso o desueto in alcune aree del Piemonte. Nei paesi della destra Tanaro pare che la parola sia, ormai, quasi sconosciuta. Ma il dizionario “Rastlèiře” di Culasso-Viberti, edito nel 2003, la cita, giustamente, come presente a Canale e nel Roero, e questa è la definizione che ne fornisce, a complemento delle precedenti: “Pelle d’oca. Sensazione molesta derivante da strofinio con le mani sul vetro, velluto o altro. Reazione somigliante al brivido, raccapriccio, rumore che infastidisce; brivido nel sentir stridere tra loro due metalli o altro”.

Quante parole per descrivere una percezione altrimenti indefinibile, per la mancanza di un termine corrispondente nella lingua italiana! Per i Canalesi meno giovani non ci sarebbe stato bisogno di una così estesa elencazione di sensazioni, ma se qualche lettore, che non ne conosceva il termine, avesse provato le sensazioni descritte, sappia che, a sua insaputa, ha provato il saruss.

Contacc, o ř’ha-lo fài ř’euv fòřa dřa cavagna? (Perbacco, ha fatto l’uovo fuori dal cesto? Cioè una cosa eccezionale?)  Tutt’altro, ma se introdurrà questa parola nel proprio parlare contribuirà alla sua preservazione.

Altro vocabolo usato da qualcuno, come sinonimo di saruss, è sgiaj, il quale ha, per la nostra area, un significato più ampio, che comprende sia sensazioni fisiche che percezioni emotive. Ci fa sgiaj conoscere accadimenti raccapriccianti o temere possibili gravi conseguenze di una certa situazione, come ci fanno sgiaj le notizie riguardanti condizioni di forte disagio.

Per l’origine delle due parole pare che dobbiamo risalire ad almeno due millenni addietro. Infatti alcuni studiosi propongono, per il vocabolo saruss, l’etimo sarissa: la micidiale picca che rendeva inespugnabile la falange macedone. Per sgiaj, invece, si rifanno al gladio romano. Sembrano ipotesi azzardate, ma se pensiamo agli effetti raccapriccianti di entrambe le armi, proviamo altro che sgiaj e saruss!.

Noi aggiungiamo che, per il termine che forma il titolo di questa pagina, è anche verosimile un’origine onomatopeica.

Bondì a tuti e sté ‘d bon imoř.  (Buon giorno a tutti e state di buon umore).

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