Canale, nòst pais

Dal 1260, nata giocoforza per volere del comune di Asti, ha affrontato le prove più dure, si è risollevata ogni volta da invasioni, carestie e pestilenze, ed ha saputo esprimere, nei secoli, i migliori sentimenti di solidarietà, come testimonia la storia delle compagnie religiose e delle confraternite, che ci hanno lasciato un prezioso retaggio culturale unitamente a due pregevoli chiese settecentesche. La sua vocazione commerciale trova il più significativo emblema nei portici, esistenti nella via principale fin dall’origine, sotto i quali, per secoli, si sono svolti gli scambi commerciali e gli incontri sociali.

È qui che la scienza ha trovato le risorse umane e della natura che hanno permesso, nel XVIII secolo, la scoperta del Sal di Canale, rendendo famoso il nostro paese per merito di due suoi figli illustri: gli speziali Giovanni e Francesco Aloi.

È qui che ha avuto i natali, nel 1832, Tommaso Villa, avvocato di fama nazionale e politico tra i più prestigiosi del Regno d’Italia. È stato ministro degli Interni, Guardasigilli e presidente della Camera dei deputati.

A fine 800 la nostra gente ha dovuto affrontare l’amara esperienza dell’emigrazione, causata dalla crisi economica nel mondo contadino. Ma dopo la prima guerra mondiale, lo sviluppo della coltura intensiva del pesco apportava nuova linfa all’economia locale dando luogo a quella che gli osservatori hanno definito: “un’epopea irripetibile”, ora ridotta a produzione di nicchia, con ritorno alla viticoltura di pregio, unita ad un turismo a carattere gastronomico e culturale.

Questa è Canale, la nostra piccola Patria, che ora si fregia del titolo di città, ma che a noi fa piacere continuare a chiamare paese. Paese che abbiamo nel cuore perché è qui che si è sviluppata la microstoria che ha coinvolto, con alterne fortune, i nostri progenitori. È qui che si è formato il bagaglio di esperienze in cui è evoluta la nostra cultura.

Cultura di paese, semmai, ma orgogliosamente informata ai saggi principi del sapere contadino.

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